Per i visitatori più curiosi che desiderano saperne di più sulla mostra “Il tempo di Arianna”, nata dalla collaborazione tra Arianna Adriani e Simone Martinetto nell’ambito del laboratorio Marakanda Open Group e visitabile presso la Quadreria di ASP Città di Bologna fino al 1 Luglio, Sara Ugolini, la curatrice, risponde alle domande di Filippo Brunelli, Caterina Bonincontro e Alice Procopio, studenti dell’alternanza scuola – lavoro dal Liceo Giordano Bruno di Budrio.
Perché la mostra è intitolata “Il tempo di Arianna”?
È un titolo proposto da Simone Martinetto a collaborazione già avviata e da tutti, da me e dagli operatori di Marakanda, è stato accolto subito con entusiasmo. Del resto l’installazione instaura con la dimensione temporale un rapporto privilegiato e non soltanto perché attraverso gli scatti fotografici viene chiamato in causa il passato di Arianna Adriani, ripercorrendone il percorso di crescita. Il tempo che viene evocato dal titolo riguarda anche il presente, alludendo al coinvolgimento dell’autrice nell’attività creativa. Dal momento che Arianna impiega la maggior parte del suo tempo libero a disegnare e a dipingere, naturalmente all’interno del laboratorio Marakanda ma anche nel suo ambiente domestico, il titolo dell’installazione non potrebbe essere più calzante.
Pittura, creta, fotografie: quali passaggi hanno portato alla realizzazione delle opere di Arianna Adriani all’interno del Laboratorio Marakanda Open Group?
Un resoconto sul percorso creativo di Arianna Adriani sarebbe sicuramente più preciso se fornito da Paola Schiavinato, che è la conduttrice del laboratorio di pittura di Marakanda. In occasione di questo evento è stato realizzato anche un catalogo e al suo interno i riferimenti alle modalità espressive dell’autrice sono molteplici. Mi limito a ricordare qui che gli operatori dell’atelier, mirando a favorire i tentativi espressivi dei propri utenti senza idee preconcette, hanno sempre assecondato Arianna, la quale, già di suo particolarmente versatile, ha avuto modo di misurarsi con diversi linguaggi espressivi. L’elemento della fotografia invece è stato introdotto nell’atelier da Simone Martinetto, che da esterno ha collaborato con Marakanda nel 2016.
Come è nata l’idea di realizzare la mostra? Come è stato sviluppato l’allestimento in relazione alle opere?
Marakanda è un laboratorio di libera espressione che concepisce l’arte come obiettivo, ancora prima di considerare quest’ultima come uno strumento funzionale al benessere degli individui con disabilità. Un’impostazione laboratoriale di questo tipo implica che lo scambio con professionalità esterne legate al mondo dell’arte sia un momento prioritario. Simone Martinetto, che è un fotografo professionista e anche un artista, è stato chiamato a relazionarsi con Arianna Adriani e la sua produzione visiva. Una volta instaurata la collaborazione, ideare un evento espositivo è stato un processo naturale.
Per quanto riguarda l’allestimento l’idea era di creare un ambiente che permettesse un’interazione equilibrata tra i due autori coinvolti e che allo stesso tempo mantenesse un’atmosfera in qualche misura raccolta, di intimità. L’allestimento riproduce infatti una stanza rettangolare aperta su un lato: una parete ospita i dittici fotografici di Martinetto, un’altra i disegni di Adriani, mentre sulla terza, le immagini fotografiche di Martinetto e le sculture di Adriani dialogano in modo serrato invitando il visitatore a indagarne le relazioni, anche formali.
Perché è stata scelta la Quadreria di ASP città di Bologna come location della mostra?
Il fascino della Quadreria, che è uno spazio istituzionale e anche un luogo dedicato espressamente alle arti visive, ha avuto senza dubbio un ruolo e ASP, con la disponibilità dimostrata ad accoglierci, ha fatto il resto. Durante l’inaugurazione della mostra, il 15 giugno scorso, Gianluca Borghi, amministratore unico di ASP, è intervenuto sottolineando che la vocazione all’assistenza dei Poveri Vergognosi non si è mai disgiunta da un interesse per l’arte, come testimonia la collezione della Quadreria. A noi che ci muoviamo tra la sfera dell’arte e quella del sociale, questo passaggio è apparso un po’ come la quadratura del cerchio.

Una delle opere di Arianna Adriani, in una rielaborazione grafica a cura di Filippo Brunelli, Caterina Bonincontro e Alice Procopio
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