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Se avete visitato La Quadreria di ASP Città di Bologna, avete sicuramente sentito parlare di “Opera Pia dei Poveri Vergognosi”, “Conservatorio di Santa Marta”, “Complesso del Baraccano”: si tratta di alcune delle istituzioni che hanno segnato il passato di ASP, della Quadreria e di Bologna stessa. Per questo motivo, da oggi per alcune settimane vi racconteremo cosa sono con piccoli approfondimenti, insomma useremo questo sito e le nostre pagine social per fare  #UnPoDiStoria!

La prima puntata è dedicata all’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, di cui La Quadreria è la ex sede. Fra le più antiche istituzioni caritatevoli bolognesi, risale addirittura al 1495: all’interno del Convento di San Domenico dieci nobili fondarono la Compagnia de’ Poveri Vergognosi, che aveva lo scopo di elargire aiuti economici e materiali a quei cittadini bolognesi non nati poveri, ma caduti in disgrazia, per evitare loro la vergogna di mendicare. Era un vero e proprio servizio sociale, atto a conservare il tessuto economico e culturale della città. L’Opera Pia riuscì a mantenere la propria autonomia amministrativa, resistendo all’occupazione francese del 1796, a quella austriaca del 1799, ed anche alla restaurazione del governo pontificio a Bologna del 1815.

Il suo patrimonio è estremamente variegato: dagli oggetti d’arte ai documenti, dai beni immobili agli oggetti d’arredo, fino ai paramenti sacri; si è formato nel corso dei secoli attraverso i lasciti delle famiglie nobili: se l’ultimo esponente di un ramo familiare non aveva successori, lasciare tutte le proprie ricchezze in eredità all’Opera Pia permetteva di salvaguardarne l’integrità e, allo stesso tempo, di garantire in qualche modo la perpetuazione del nome della famiglia. Questo è il caso di Giovanni Francesco Rossi Poggi Marsili, che lasciò la propria dimora cittadina ai Poveri Vergognosi dopo la sua morte nel 1716, con la clausola che ne diventasse la sede. Così è stato fino al 2014, quando l’Opera divenne parte di ASP Città di Bologna. Lo vediamo qui ritratto da Canziani, nel 1707, mentre verga l’atto di donazione, nel suo studio.

Seconda Stanza (4)