Finalmente ha la possibilità di illustrare la sua storia il dipinto che funge da icona della Quadreria di ASP città di Bologna, ovvero Susanna e i vecchioni, di Marcantonio Franceschini (1648 – 1729).
Il racconto biblico di Susanna è narrato nel capitolo XIII del libro di Daniele. Susanna, donna di grande bellezza, venne sorpresa mentre faceva il bagno da due laidi vecchi (i “vecchioni”, appunto), che si erano introdotti furtivamente nella sua dimora.
I vecchioni minacciarono di accusarla pubblicamente di averla sorpresa con un amante, se non si fosse concessa a loro, ma Susanna non cedette e si rifiutò. Così, venne accusata di adulterio, portata dinnanzi al tribunale, riconosciuta colpevole e condannata a morte per lapidazione, secondo la legge dell’epoca.
A quel punto la Divina Provvidenza ispirò un giovane presente fra il pubblico, Daniele, il quale intervenne pretendendo che fosse condotta un’indagine regolare, prima di condannare un’innocente. Interrogati singolarmente, i due uomini riferirono due versioni differenti e Daniele riuscì a dimostrare il loro inganno. Da quel momento, Daniele iniziò il suo percorso per diventare profeta.
Il motivo iconografico di Susanna venne ripreso nell’arte fin dal Medioevo, con lo scopo pedagogico di perpetrare un esempio di virtù e castità; nell’ambito della scuola pittorica Bolognese, la rappresentazione del corpo di Susanna, per un artista che studia la realtà della rappresentazione come Franceschini, permise la realizzazione di un esercizio di stile sull’anatomia e sull’illuminazione, infatti probabilmente la figura di Susanna è stata creata a partire dall’osservazione di una vera modella. L’altra peculiarità di questo dipinto è che Franceschini ha inserito l’elemento dell’offerta di una collana, come tentativo di corruzione da parte dei vecchioni, forse con l’intento di denunciare un problema non indifferente per la società della sua epoca.
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