Il Quadro che Racconta di oggi proviene ancora dalla Quinta Sala: Agar e Ismaele, di Giovan Girolamo Bonesi. L’opera, proveniente dall’eredità Scarani, risale alla fine del XVII sec. e condivide lo stile di Betsabea al Bagno, si tratta di è un dipinto fortemente drammatico e commovente, rappresentante il momento di maggiore tensione nella storia di Agar e Ismaele.
È raccontata nei capitoli 16 e 21 del Libro della Genesi, ed ha luogo in Palestina. Sara, la moglie di Abramo, è sterile e ritiene di non riuscire a dare al marito una degna discendenza, così gli offre di unirsi alla schiava Agar, proveniente dall’Egitto; da questa unione nasce Ismaele.
Tuttavia, quando Sara mette al mondo il figlio Isacco, comincia a crescere una forte tensione tra le due donne, soprattutto per quanto riguarda l’eredità di Abramo, e Sara pretese che Agar e Ismaele fossero cacciati. La titubanza di Abramo rispetto a questa severa decisione è allontanata dalla promessa di Dio di far sorgere una grande nazione anche dalla discendenza di Agar. Dunque la schiava ed il bambino vengono mandati nel deserto di Bersabea, dove perdono la strada e, molto presto, terminano anche l’acqua ed il cibo. Agar cerca in lungo ed in largo mezzi per permettere a suo figlio di sopravvivere, ma senza successo. E quando tutto sembra perduto appare loro un angelo che indica la via per un pozzo d’acqua. Secondo la tradizione ebraica, Ismaele successivamente diventa il padre del popolo islamico.
Nella tradizione Islamica, Agar non è solo una concubina per Abramo, ma la sua seconda moglie ed è riverita come un’importante figura femminile, tanto che la camminata rituale del Sa’i ricorda la sua ricerca dell’acqua fra i colli Safa e Marwa.
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