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Il Quadro che Racconta di oggi è legato alla storia di Bologna, non solo perché l’autore, Giovanni Antonio Burrini, fu uno dei fondatori dell’Accademia Clementina, ma anche perché il soggetto è una nobildonna realmente esistita, ovvero la Marchesa Euride Manfredi Gozzadini, che lo scorso Carnevale ci ha presentato le Sfrappole e di cui oggi raccontiamo la storia.

Attorno al 1686 sposò Cavalier Brandoligi Gozzadini e fu un evento piuttosto importante per la città, che venne ricordato con la pubblicazione La Virtù pittrice consecrata alle Felicissime Nozze degl’Illustrissimi Signori Cavalier Brandoligi Gozzadini, e Marchesa Donna Euride Manfredi Bologna, conservata oggi presso gli archivi dell’Archiginnasio. In occasione delle nozze, come dote della Marchesa, fu acquistato persino il Mulino di Ponte Samoggia, posto nel punto di confluenza fra il torrente Martignone, il canale Marciapesce e il torrente Samoggia.

La Marchesa, rimasta vedova nel 1707, morì nel 1729 e lasciò i suoi beni in eredità all’Opera Pia dei Poveri Vergognosi. Le cronache di Bologna la ricordano come una donna dal carattere molto vivace e ne è la prova il ritratto che faceva parte del dono di nozze al suo futuro marito. Eccentrica e provocante, si fa raffigurare da Burrini nei panni di Pandora, la figura della mitologia Greca che pose fine all’Età dell’Oro quando, spinta dalla curiosità, aprì uno scrigno proibito dal quale scaturirono tutti i mali del 30mondo.

Dunque Marchesa Euride, in una sorta di scherzo, si presentò al suo futuro sposo come la portatrice di guai per l’uomo per antonomasia. Eppure, grazie alle pennellate ampie e corpose di Burrini la veste risulta molto movimentata, mentre il viso è curato nel dettaglio, e, insieme al perfetto chiaroscuro, tutto rende il dipinto in generale veramente realistico il dipinto.

Pandora